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“Closer to the Moon” di Nae Caranfil in anteprima al Festival del Cinema Romeno di Napoli

Closer to the Moon del famoso regista romeno Nae Caranfil è stato presentato in anteprima italiana all’Università L’Orientale di Napoli, durante la rassegna del Festival del Cinema Romeno, svoltasi dal 22 al 30 giugno e promossa da ProCultura – RoArte, associazione diretta da Teodora Madasa, che lavora nella promozione attraverso l’arte della cultura romena in Italia

Il film, uscito in Romania nel 2013 (e ancora non distribuito in Italia), presenta un cast internazionale, con protagonisti Vera Farmiga, attrice di The Departed (2006), Una sola verità (2008), Tra le nuvole (2009), per il quale è stata candidata al Premio Oscar come migliore attrice non protagonista; Mark Strong, che abbiamo visto anche in Sherlock Holmes, e Harry Lloyd, presente anche ne La teoria del tutto di James Marsch (2014).

La pellicola racconta l’episodio di uno dei furti più vasti nel blocco orientale durante la Guerra Fredda, ovvero la rapina della Banca Nazionale di Romania, ad opera di sei intellettuali ebrei ed attivisti comunisti (nel film cinque, con un sesto complice, Mirel, figlio dei due presunti rapinatori Alice e Max, che la polizia romena – Securitate – non riuscirà a prendere). Il film si ispira ad un fatto realmente accaduto. Cinque intellettuali ebrei, uno storico Iorgu, un astrofico Holban, un ingegnere Răzvan, un capitano della Securitate Max e una radiofonica formatasi a Mosca Alice, disillusi dalla rivoluzione comunista a cui avevano partecipato, negli anni della guerra, decidono di sabotare il regime comunista di Gheoghe- Dej, architettando la rapina del portavalori della Banca Nazionale Romena, simulando di girare un film riescono ad entrare in possesso di un'ingente quantità di denaro. La Securitate attraverso interrogatori a tappeto e lo stato di terrore e controllo fittissimo riesce a giungere subito ai responsabili, tutti vengono arrestati e condannati a morte, ma prima dell’esecuzione sono costretti a girare un documentario “educativo” in cui recitano come hanno pensato e messo in atto la rapina, quello che invece non emerge è il perché. Il documentario verrà poi presentato al pubblico dal Partito Comunista per allertare possibili eversori del sistema, in chiave propagandistica.

Il film attraverso la narrazione di un fatto realmente accaduto affronta diversi temi: l’obiettività del cinema romeno negli anni ‘50-‘60, completamente subalterno alla propaganda comunista; la corruzione (il capitano della Securitate era il marito della sorella del Ministro degli Interni Alexandru Drăghici. Nel momento in cui decide di divorziare dalla moglie, bisbetica e irascibile, viene allontanato dalla posizione, e allora decide di vendicarsi del sistema coinvolgendo i suoi amici di sempre nel furto della Banca Nazionale Romena); il tradimento della rivoluzione dei militanti attivisti degli anni della guerra; la grazia, quella concessa da Gheorghe-Dej (la grazia ai detenuti politici preludeva il “corso nazionale” del Partito Comunista Romeno, “autonomo” rispetto a Mosca e quindi aveva bisogno di una legittimazione popolare che non aveva mai avuto, essendo stato vissuto dal popolo romeno come un sistema imposto dall’alto, dall’URSS); la discriminazione verso gli ebrei.

E la verità storica. Qual è la verità? La rapina è accaduta davvero? Sono colpevoli davvero? Perché un documentario educativo? Siamo negli anni di ferro del comunismo in Romania, la guardia è alta e la storia della Romania è stata appena riscritta in un unico volume Istorie României, da un certo Mihai Roller. Un volume basato sulla reinterpretazione della storia della Romania alla luce dell’ossequenza del Partito Comunista Romeno a Mosca. Il film racconta l’episodio, evidentemente triste, a tratti tragico, a volte in modo grottesco come se fosse esso stesso una parodia del sistema comunista che sabotava tutto, dalle piccole alle grandi realtà, con una facilità spesso irrisoria.

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