"Passage through the World" di Shirin Neshat e Shoja Azari
“Il progetto site-specific mette a confronto le innumerevoli confluenze culturali che hanno arricchito le terre dell’Asia centrale passando per il Medio Oriente e i Balcani fino a giungere al Sud Italia. Un progetto artistico contemporaneo che indaga i temi della perdita e della rinascita attraverso il ciclo della vita e della morte, affrontati dalle diverse culture dei paesi in cui questo percorso si snoda”.
Così si si presenta Passage through the World, site-specific degli iraniani Shirin Neshat e Shoja Azari, stato appositamente pensato dai due artisti per il Napoli Teatro Festival Italia 2016 e da proporsi al Museo Diocesano Donnaregina Vecchia.
In reltà, Passage through the World non si presenta come uno spettacolo, nonostante abbia una “drammaturgia” e una costruzione registica da parte di Neshat (già apprezzata regista cinematografica con Donne senza uomini, vincitore del Leone d’Oro a Venezia nel 2009), ma come un concerto sotto forma di rituale e con influenze che vanno dal mondo persiano, arabo, ebraico, per giungere, forse macchinosamente, a noi.
Al centro di tutto la performance di Moshen Namjoo, grande interprete e compositore di sonorità da noi distanti, cui si aggiungono le brave Maristella Schiavone, Gabriella Schiavone, Maria Teresa Vallarella e Serena Fortebraccio, che ritualmente attorniano il cantante in un circolo di suoni e movimenti.
Gli altri elementi messi in campi da Neshat e Azari, tuttavia, risultano superflui e, anzi, depauperano paradossalmente il prodotto finale. La volontà di voler legare tutto alla nostra tradizione, con la ripetizione ossessiva dell’Eterno riposo in video e per voce de “I Giullari di Dio” della Parrocchia di Santa Chiara (che costituiscono, insieme alla sottoutilizzata Antonella Morea, un coro laterale), risulta di difficile comprensione all’interno dell’architettura e dell’economia dello spettacolo.